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Sport estremi: Parkour

La parola e l’ispirazione di questo sport deriva dall'espressione “parcours du combattant” ovvero “percorso del combattente”, perciò chi lo pratica è definito tracciatore o tracciatrice.

La Francia è il paese natale del parkour, i cui padri fondatori sono: G. Hébert che ha ideato il percorso del combattente e D. Belle che lo ha reso un allenamento più fluido che fosse utile in situazioni di emergenza. Negli anni a seguire S. Foucan insieme ai ragazzi “Yamakasi” lo hanno arricchito di acrobazie con lo scopo di abbellirlo e renderlo spettacolare. I video che si possono trovare nel web hanno reso popolare questo sport: è molto affascinante vedere i ragazzi che in un ambiente urbano riescono con apparente facilità a superare degli ostacoli con salti, arrampicate e capriole.

Il parkour è vicino a discipline come l’A.D.D. (Art du Deplacement) e il Free Running perché accomunate dal concetto base di movimento, come ribadisce L. Piemontesi. Una cosa particolare è che questo sport non è competitivo: ciascuno ha i suoi obiettivi personali da raggiungere tramite allenamenti costanti confrontandosi nel gruppo, ad esempio nei raduni che vengono organizzati dai tracciatori. Altri eventi possono essere impostati come Workshop dove ospiti speciali fanno delle vere e proprie lezioni di gruppo. Il business purtroppo sta cercando di inserirsi anche nel parkour: alcuni marchi famosi (vedi Red Bull) hanno promosso gare e competizioni a livello mondiale, ma i tracciatori puristi le trovano blasfeme chiedendo a gran voce di non chiamarle gare “di parkour”! Questo sport promuove la creatività, l’agilità ed il coraggio di mettersi alla prova; gli ostacoli nella vita e nel mondo sono sempre superabili.

Mi farebbe piacere che il parkour fosse praticato in più palestre ed introdotto ai bambini della scuola primaria perché è una disciplina LIBERA, che da sfogo alle proprie energie e stimola la ricerca

di strategie personali per affrontare l’ostacolo.


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