top of page

Trump e l'ambiente

  • Irene Ferroni
  • 24 gen 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

La comunità di "Abbracciatori di alberi", con il neoeletto Donald Trump si è disperata.

La comunità di "abbracciatori di alberi”, così il neoeletto Donald Trump chiama chi ha cura dell'ambiente, si è disperata per le dichiarazioni che egli ha rilasciato nella campagna elettorale, soprattutto riguardo la politica ambientale. Infatti ha intenzione di “correggere” l'approccio ambientalista di Barack Obama. Prima di tutto, avrà come consulente Myron Ebell, ora a capo dell'EPA (Agenzia americana per la protezione dell'ambiente), considerato come uno "dei più noti scettici sul cambiamento climatico" e "portavoce dell'industria del petrolio".

Perchè (si sa) "il riscaldamento globale è un complotto dei cinesi per danneggiare l'industria americana."

La sua posizione anti-ambientalista mette a rischio anche l'accordo sul clima di Parigi del 2015 (Cop21) e il Clean Power Plan dell'amministrazione Obama, un piano internazionale per ridurre le emissioni di gas serra delle centrali elettriche alimentate a carbone. Purtroppo per lui, ciò che ha affermato non è facilmente realizzabile. Questo perché chi ha ideato l'accordo di Parigi ha fatto in modo che non fosse semplice ignorare la propria firma, che comporta l'impegno a ridurre le emissioni inquinanti di tutto il mondo, contenere l'aumento delle temperature, smettere di incrementare le emissioni di gas serra e finanziare i paesi più poveri per aiutarli a sviluppare fonti di energia meno inquinanti. Science Ci rassicura, affermando che i termini dell'accordo non permettono ad un paese firmatario di potersi ritirare velocemente: infatti devono passare tre anni prima che un paese possa uscire dall'accordo, e l'uscita effettiva avverrebbe dopo un anno dalla richiesta, cioè, per gli Stati Uniti, nel 2020, quando il mandato di Trump di concluderà. Quello che il Presidente può fare però è ignorare gli impegni presi, cosa che non gioverebbe all'equilibrio tra gli altri paesi firmatari, in particolare la Cina, che ha affermato che anche gli USA dovranno rispettare le responsabilità prese sulle emissioni inquinanti.

In più non ci si aspetta che il Congresso americano, di maggioranza repubblicana, rispetti la promessa di Obama di dare 800 mln di dollari ai paesi in via di sviluppo (che con questi dovrebbero rispettare gli accordi decisi). Perciò il ritiro degli USA potrebbe essere la causa di ritiri di altri Paesi, poiché verrebbe a mancare l'esempio della prima potenza industriale del mondo. Se l’Accordo di Parigi non venisse rispettato potremmo raggiungere il limite dell'irrimediabile: la temperatura media globale aumenterebbe di quattro gradi centigradi, causando lo scioglimento della maggior parte dei ghiacci della Groenlandia e Antartide e lunghi periodi di siccità in luoghi come la California. Il Clean Power Plan di Obama, invece, prevede l'utilizzo di miliardi di dollari per finanziare fonti di energia pulita, come quella fotovoltaica o eolica e stabilire la chiusura di centrali elettriche a carbone. Trump non è il primo ad esprimersi contrario a tale legge, infatti 28 stati e più di cento aziende hanno messo in discussione le misure previste.

Eppure, fortunatamente, il Presidente non può cancellare l'ordinamento solo con un ordine esecutivo; in più, in quanto legge in vigore dal 2015, il suo annullamento causerebbe molte proteste tra i gruppi ambientalisti o nei governi di alcuni stati vicini a questa sensibilizzazione, come per esempio California e New York City. Ma anche in questo caso, similmente al precedente, egli può bloccare le norme della legge non ancora entrate in vigore (quella sui limiti delle emissioni di gas serra per i siti di estrazione di petrolio e gas naturale e quella sulle fratturazioni idrauliche per estrarre gli idrocarburi).In conclusione, possiamo capire che ciò che è ha detto Trump nella campagna elettorale sono state principalmente parole al vento, che però hanno contribuito a dare di lui un'immagine di potere che ha affascinato i suoi elettori.Il suo linguaggio diretto può aver dato speranza alle persone che qualcosa possa veramente cambiare, ma il suo populismo non è dettato da proposte di miglioramento effettivo, quanto da peggioramenti che potrebbero, se attuati, cambiare le sorti della sensibilizzazione ambientale.Richiamo perciò gli abbracciatori di alberi a prestare particolare attenzione a ciò che può essere effettivamente cambiato o meno.

L'INFORMAZIONE SARÀ LA NOSTRA DIFESA.

Comentários


bottom of page